Un tempo le mode erano legge, non potevi elaborarle di
una virgola.
E il messaggio che lanciavi era forte e chiaro, come
gli stessi nomi che contraddistinguevano gli stili. Punk, bon ton, grunge.
Oggi puoi svegliarti una mattina, legarti un
tovagliolo a quadri al bavero, un fiore secco alla cintura, e dire che vesti
Colonial Chic.
Negli anni 80 c’erano i PANINARI. Forte e chiaro…
Non ti potevi inventare niente, avevi una gamma e
marchi tra cui scegliere e diventavi un paninaro.
Jeans uniform, felpa della Best Company fantasia
cachemire e maniche al gomito (utile), il Moncler nella prima fase poi nella
fase decandence il bomber blu petrolio con interno arancio (qualcuno più border
line lo sceglieva verde militare), timberland e calze a losanghe di lana anche
in estate.
Le femmine portavano la mitica cartella di Naj Oleari,
a cui abbinavano il cerchietto per capelli imbottito, che sembrava un aureola
trapuntata. D’altronde la Frangia a ragno piena di lacca e la permanente stile
Europe “Final Countdown” meritavano un decoro all’altezza (se non altro in cm,
se no sarebbe sparito…)…
Io ero veramente piccola ai tempi dei veri paninari, le
mie prime forme di fashion dictats furono quindi i ciclisti (pantaloncini sopra
al ginocchio in jersey elastico nero lucidi), le all star alte, e la borsa
della sport service (era una borsa da palestra molto basic e possibilmente
viola o a losanghe viola e rosa, la mia era verde acqua e giallino, mi muovevo
sempre in ritardo rispetto alle mode e arrivavo in negozio con disponibilità di
sole rimanenze). Se non l’avevi già ti faceva venire la scoliosi, malattia
scomparsa ai giorni nostri ma molto in voga all’epoca. Infatti la dovevi
portare su UNA spalla a mò di fagotto per scappare di casa, sulla spalla destra
con il braccio destro ripiegato indietro e la maniglia nella mano col dorso contro
la spalla. Un male cane.
Pensare che ancora avevi il Jolly Pro Invicta ergo-schieno-anatomico
nuovo di pacca ma così puerile…
nel momento in cui ho cominciato davvero a interessarmi
ai vestiti siamo arrivati a connotati clowneschi.
Avevo uno stock di BODY cioè top con mutanda incorporata,
coi bottoncini sotto e sempre inesorabilmente corto, quindi dolorosissimo.
Varie nuances di rosa fino al corallo. Il bello era il sopra: 2 lembi
incrociati e cuciti alla parte “mutanda” che formavano delle pinces sul davanti,
da indossare rigorosamente con spallotte imbottite tenute in posizione dallo
spallino del reggiseno (perché il velcro con cui nascevano dopo vari usi e
lavaggi non attaccava più), e con foulard in seta stampata in colori pastello
con FERMAFOULARD di finte perle (sembrava un portatovagliolo però era
elastico).
Mi ricordo una sera entrate al LOLAS che una di noi
perse uno spallotto, e la buttadentro della disco l’ha raccolta e tenendola con
2 dita l’ha alzata chiedendo “di chi è questa?!?!?”, in una trentina siamo
scappate per paura fosse nostra… ingrigita dai lavaggi, schiacciata al centro
dallo spallino, e col velcro impeluccato… faceva così schifo… Non ammetterò mai
che era mia.
I jeans erano tassativamente levis 501 da uomo, o
azzurro denim ma stone washed, oppure nero o blu sovrattinti, che costavano
20.000 lire in più.
Potevi prendere 2 taglie in meno e infilarteli dopo
esserti imburrata le cosce, e vantarti di indossare la 26, oppure 3 taglie in
più e arrotolari sul fascione su sé stessi usando come verricello la cintura
(tassativamente el charro con fibbiona o nera in similpelle con un mega fiore stilizzato
tipo nuvoletta come fibbia), e il cavallo dei jeans dall’interno di te si
avvicinava pericolosamente al dentro dell’ombelico.
A volte li compravi al mercato a Bologna che sfoggiava
stock di Levis di non so quale provenienza, costavano 2500 lire in meno ma
faceva figo andare a Bologna possibilmente la mattina quando avevi la verifica
di storia.
Le scarpe erano femminili eleganti e con tacco a
rocchetto. Inguardabili.
D’altronde quelle più sportive mettevano le Kicker’s
oppure le Palladium, devo ancora capire quali fanno più schifo.
Facevano capolino i primi Barbour, una giacca
puzzolente in quanto incerata (avevi in dotazione anche la cera per ungerla,
anche perché mano a mano che seccava si fessurava e crepava fino a rompersi)
che nasceva per i pescatori (ed era meglio ci rimanesse) e ho volutamente
saltato gli husky e i mongomery….
Il barbour aveva in dotazione un interno in pelo infeltrito
MARRONE che si agganciava in pochi punti e male creando il caratteristico
FOGNONE sotto, da far sembrare gobbi e deformi.
Corredavi il look con elementi scolastici, ovvero la
borza zainetto floppa della mandarina duck blu o nera (le più sovversive
osavano bordeaux o verde scuro), e questa era una plastica non plastica sottile
che aveva la caratteristica di sciogliersi se vicina a fonti di calore, e
smangiucchiarsi se sottoposta a stress per il carico dei libri (infatti dopo
aver fatto spendere mezzo stipendio ai genitori in libri, li lasciavi a casa se
no la mandarina si rovinava).
Qualche fake victim (fittima dei falsi, vittima perché
il tarocco era malvisto, ma talvolta era una scelta obbligata da economia di
scala domestica, ovvero che tua mamma ti spaccava una scala in testa se rompevi
troppo i maroni) aveva la MANDARINCIA DRINK. Spero che qualcuno la ricordi,
faceva troppo ridere.
Poi dovevi avere la Smemo, che già come agenda
scolastica (diario!) è eccessiva perché dura 15 mesi, poi la riempivi di
scritte, resoconti, foto, ritagli, carte di caramelle, ciocche di capelli e
ogni tipo di feticcio immaginabile. Chi le ha tenute e le sfoglia riesce ad
evocare reminescenze odorose tanto che sono intrise di noi…
Il bianchetto aveva il pennellino e spesso ci pocciavi
le unghie, era predecessore della nail art, con la peculiarità che si sporcava
di tutto ciò che gli rimaneva attaccato e in più sporcava tutto quello che
toccavi di sé, infatti a contatto con l’unghia il bianchetto per la reciproca
chimica, non si asciuga.
Anche i nomi propri sono identificativi dell'era in
cui vivi e soggetti alle mode. E anche le patatine, le chips. E i ciclomotori.
Legati a moda e consuetudine.
Quando ero piccola io se ti chiamavi Eurosia o
Teobalda eri una sfigata vittima di rime e scherno a scuola e in cortile con
gli amichetti. Oggi sei automaticamente figa.
Ci sono stuoli di Graziana, Giubilogemma, Fionamay
tutto attaccato che guardano altezzose le povere Elisa, Giulia, Silvia.
Sono tornati anche i nomi da nonna, Maria, Emma, Ava,
che un tempo non mettevi per paura che sembrasse commemorativo di una defunta
di famiglia, adesso è trendy da morire.
I maschietti quando ero piccola io era vietato dalla
buoncostume chiamarli con nomi esterofili, adesso ci sono moltissimi Louis,
Mathias, Jamie…
I ciclomotori di chi aveva 14 anni nel 90 erano uno
status. Gli sfigati avevano un motobecane o semplicemente un vecchio ciao o un
garelli che era già stato della mamma e del fratello maggiore, i fighetti il
Peugeot verde bottiglia.
I border line avevano la testa rasata o i dreadlocks e
il TUBOLARE smarmittato.
Adesso e passando per inizio 2000 con lo scarabeo che
ci ha ripostati al classico, sei un figo se hai la vespa, ancora più figo se è
originale restaurata.
A costo di ripetermi… adesso si sta bene, ma negli
anni 90 facevi molto prima a vestirti… non dovevi inventarti niente e qualunque
cosa ti mettessi non contava come ti stava, ma che marca era.